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Tassazione sugli Investimenti: cosa c'è da sapere

Illustration of a person carrying a receipt

Indice

Introduzione

Vorresti iniziare ad investire nei mercati finanziari, ma hai paura di sbagliare la dichiarazione dei redditi, oppure non sai cosa devi dichiarare e quali tasse devi pagare?

Niente paura! In questo articolo andrò a spiegarti, passo per passo, quello che c'è da sapere sulla tassazione degli investimenti, se è la prima volta che ti ci stai avvicinando.

Prima di iniziare, devo darti una anticipazione che non ti piacerà: lo stato Italiano è un pessimo paese in cui investire. La tassazione è alta e non ci sono molte opzioni di investimento con tassazione ridotta (le poche che ci sono, limitano moltissimo gli strumenti in cui puoi investire).

Non è il massimo, ma è quello che abbiamo, quindi in qualche modo dobbiamo farcene una ragione.

Se vuoi saltare qualche sezione e vedere solo quello che ti interessa, qua sopra c'è l'indice dei contenuti; adesso iniziamo!

Distinzione tra Redditi da Capitale e Redditi Diversi

Una prima tassa a cui sei sottoposto quando investi è la Tassa sui Redditi.

Per cominciare, bisogna capire che i guadagni che realizzate dai vostri investimenti, per la legge italiana, si dividono in due tipi diversi, che vengono tassati con aliquote (percentuali) diverse:

  • Redditi da Capitale:

    incasso di cedole, dividendi

  • Redditi Diversi:

    plus-minus valenze

Andiamo a vederli più nel dettaglio:

Redditi da Capitale

Tassazione: 26%

I redditi da capitale sono tutti quei redditi che derivano dall'incasso di cedole o di dividendi, oppure da OICR (fondi di investimento).

Esempi: Le cedole delle Obbligazioni (Bond) o conti deposito, i dividendi che ricevi periodicamente dalle aziende (o ETF) in cui investi... sono tutti redditi da capitale

Redditi Diversi

Tassazione: 26%

I redditi diversi comprendono le plus e minus valenzederivanti dalla vendita degli strumenti finanziari: azioni, obbligazioni, ETF, strumenti derivati, valute e criptovalute.

Per quanto riguarda valute e criptovalute, dovrete pagare tasse solo se la giacenza del conto in cui erano depositate ha superato i 51.645,69 euro per sette giorni consecutivi in un anno. In caso contrario, non c'è da preoccuparsi, dovrete solo dichiararle nel quadro RW.

Attenzione: ovviamente, non dovrete pagare le tasse sul valore intero di quello che avete venduto, ma solo su quello che avete guadagnato. Ad esempio, se comprate un'azione a 100 euro e poi, un anno dopo, la rivendete a 150, dovrete pagare le tasse solo su 50 euro.

Esempi: se vendi delle azioni, delle obbligazioni, degli ETF... questi sono tutti redditi diversi

Aliquota ridotta sui Titoli di Stato

Come abbiamo appena visto, sia sui redditi da capitale che sui redditi diversi viene applicata un'aliquota standard del 26%. Ma ci sono delle eccezioni.

E' bene tenere presente che lo Stato Italiano riduce la tassazione al 12,5% per quanto riguarda i redditi derivanti da Titoli di Stato Italiani e di paesi facenti parte della White List.

Questa tassazione ridotta vale sia per i redditi da capitale che per i redditi diversi.

IVAFE

Tassazione:0,2% del valore degli investimenti

Oltre alle tasse sui redditi da capitale e redditi diversi, c'è anche un'altra imposta: l'IVAFE.

L'IVAFE è una tassa che si applica a tutti i dossier titoli detenuti all'estero: in parole povere, si applica su tutti i vostri investimenti su broker/banche che hanno sede all'estero.

Questa tassa vi obbliga a pagare ogni anno lo 0,2% del valore di tutti i vostri titoli.

Esempio: se avete un portafoglio che vale 10.000 euro alla fine dell'anno, dovrete pagare lo 0,2% * 10.000 = 20 euro di IVAFE.

Compensazioni tra Plus e Minus Valenze

Questo è un punto molto importante, che ti può far risparmiare un sacco di soldi in tasse.

Quando si calcola il reddito dai tuoi investimenti che verrà tassato, puoi compensare le plus-valenze derivanti da un titolo con le minus valenze derivanti da un altro.

Esempio: durante l'anno, hai venduto delle azioni di una società, guadagnando 100 euro (la plus valenza). Oltre a queste, hai venduto anche delle azioni di un'altra società che erano in perdita, con una perdita di 70 euro (la minus valenza). Quando farai i conti per dichiarare i tuoi investimenti, puoi compensare il guadagno di 100 euro con la perdita di 70: in questo modo, dovrai pagare le tasse solo su 30 euro (100-70), invece che 100.

Aspetta, però, perchè ci sono una serie di Regole da rispettare per quanto riguarda le compensazioni:

  • Le compensazioni sono valide

    solo per i redditi diversi

    : quindi, non puoi compensare i redditi dai dividendi con le perdite subite dalla vendita di azioni/obbligazioni

  • Queste compensazioni

    non valgono per le plus valenze sugli ETF

    : le plus valenze su questi strumenti non si possono compensare in alcun modo; le minus valenze, tuttavia, possono compensare le plus valenze derivanti da azioni/obbligazioni ecc.

  • Le minus valenze possono essere usate per compensare le plus valenze dell'

    anno in corso e dei 4 anni successivi.

    Quindi, se quest'anno avete avuto 100 euro di plus valenze, ma l'anno prima non avevate utilizzato 20 euro di minus valenze, potete usarle per portare ad 80 euro il reddito tassabile.

Come vengono trattate le Commissioni del Broker / banca?

Probabilmente non ti sei ancora chiesto questa cosa se non hai ancora iniziato ad investire oppure non hai ancora fatto la tua prima dichiarazione dei redditi.

Le commissioni che il broker applica ogni volta che compri o vendi uno strumento come vengono trattate dal punto di vista fiscale? Sono trattate come dei costi deducibili oppure non vengono conteggiate al fine del calcolo delle imposte?

La risposta, per fortuna, è che le commissioni sono considerate dei costi e sono deducibili dall'importo tassabile.

Quindi, prendendo come esempio la vendita di azioni, le tasse da pagare sono calcolate sulle plus-valenze derivanti dalla vendita delle azioni, al netto di ogni commissione.

Regime Dichiarativo o Amministrato

Adesso che hai capito a quali tasse sono soggetti i tuoi investimenti, bisogna fare una grossa distinzione tra il regime dichiarativo e amministrato.

Quando aprite un conto per investire, presso una banca o un broker, questo conto può essere a regime dichiarativo oppure a regime amministrato. La possibilità di scegliere fra i due dipende esclusivamente dalla banca/broker in cui decidete di aprire il conto.

Solitamente, il conto in regime dichiarativo ha costi minori rispetto a quello in regime amministrato, adesso andiamo a vedere perchè.

Regime Dichiarativo

Con il regime dichiarativo, tu sarai responsabile del pagamento delle imposte sui tuoi investimenti.

Questo vuol dire che dovrai includere nella dichiarazione dei redditi i redditi da capitale, i redditi diversi e calcolare le tasse che devi pagare.

Questo regime ha come vantaggio la flessibilità e il controllo nelle compensazioni: se tieni i tuoi investimenti in più broker diversi, potrai gestire come vuoi le plus e minus valenze, compensando ad esempio le perdite in un conto con i guadagni in un altro, e così via.

Se scegli un broker che ha sede all'estero, dovrai per forza scegliere il regime dichiarativo.

Una cosa buona è che molti broker (ad esempio, Degiro) rilasciano alla fine dell'anno un precompilato che comprende tutto quello che serve a fare la dichiarazione dei redditi: vi basterà consegnarlo al vostro commercialista ed il gioco è fatto.

Un altro vantaggio di scegliere il regime amministrato è che, potendo scegliere anche broker internazionali, potrete scegliere broker che hanno commissioni molto più basse di quelli che vi offrono il regime amministrato.

Esempi di Broker a regime dichiarativo: Degiro, InteractiveBrokers

Regime Amministrato

Con il regime amministrato, invece, sarà la banca/broker a fare da intermediario tra te e lo stato Italiano, e si occuperà della dichiarazione degli investimenti e del calcolo delle imposte dovute.

Questo vuol dire che non dovrai includere nella dichiarazione dei redditi i tuoi investimenti, perchè tutto quello che devi pagare in tasse lo pagherai all'intermediario, che a sua volta lo pagherà allo stato.

Il vantaggio evidente di questo metodo è la comodità: non avrai problemi a fare la dichiarazione dei redditi e non avrai paura di sbagliare a calcolare le imposte che dovrai pagare, perchè sarà qualcun altro a farlo per te.

Un grande svantaggio di questo metodo è che, con il regime amministrato, non potrai compensare le plus e minus valenze con quelle provenienti da altri conti. Un grande svantaggio nel caso in cui tu detenga più conti diversi che va sicuramente considerato.

Inoltre, il pagamento delle imposte è immediato, al contrario del regime dichiarativo: per ogni operazione ti sarà scalata l'imposta che devi versare allo stato in anticipo. Questo vuol dire che non potrai compensare le plus valenze con delle minus valenze successive, cosa che invece è possibile con il regime dichiarativo perchè i conti si fanno alla fine dell'anno.

Un altro svantaggio è, chiaramente, il costo. Il regime amministrato ha dei costi di gestione più alti del regime dichiarativo (i cui costi sono nella maggior parte dei casi 0) e inoltre sarai più limitato nella scelta del broker. Questo si tradurrà in commissioni più alte.

Esempi di Banche a regime amministrato in Italia: Directa, Fineco

Quale Scegliere? Regime Amministrato o Dichiarativo?

La scelta tra regime amministrativo e dichiarativo dipende molto dalla tua situazione individuale, dai tuoi obiettivi e dal tipo di investitore in cui ti rispecchi. Tuttavia, cercherò di darti delle linee guida per capire quale sia la scelta migliore per te.

Come prima cosa, se già fai la dichiarazione dei redditi affidandoti ad un commercialista, ti consiglierei caldamente di scegliere un regime dichiarativo. Il commercialista lo pagheresti comunque, vai a risparmiare sui costi di gestione del regime amministrato, puoi gestirti da solo plus e minus valenze in modo da pagare ancora meno tasse e puoi scegliere un broker con commissioni minori.

Se, in caso contrario, non ti stai affidando ad un commercialista, valuta l'opzione di aprire un conto in regime amministrato. Non sto dicendo che dichiarare da solo gli investimenti sia impossibile, solo che è facile sbagliare. In ogni caso, le prime volte ti consiglierei di rivolgerti ad un commercialista.

Perciò, qua si tratta di valutare se il costo del commercialista copre il risparmio rispetto al regime amministrato.

Se la tua strategia di investimento è un PAC, ovvero comprare un ETF mensilmente e non venderlo mai, allora forse il regime amministrato è la scelta migliore, perchè non hai minus e plus valenze da riportare ma solo da pagare l'imposta di bollo. Dall'altra parte, però, dichiarare solo i titoli sul portafoglio è più semplice di dichiarare le operazioni singole, quindi valuta un po'.

Nel caso in cui la tua strategia di investimento comprenda anche investire in azioni singole, ma non hai molto denaro da investire e sei alle prime armi, allora forse ti conviene aprire un regime amministrato. In questo modo potrai vedere se il mondo degli investimenti fa per te, e decidere nel caso di passare ad un regime dichiarativo nei prossimi anni.

Se invece non rientri nelle categorie sopra citate, ovvero investi anche nelle azioni singole ed investi somme importanti, valuterei se fossi in te un conto in regime dichiarativo, e ti consiglierei di metterti in contatto con un commercialista almeno per i primi tempi. Questo perchè, investendo grandi somme, le commissioni che paghi assumono una importanza considerevole. Inoltre, i broker internazionali hanno solitamente più scelta per quanto riguarda gli strumenti finanziari.

Conclusione

Siamo giunti alla fine dell'articolo. Spero ti sia un po' chiarito le idee su come funziona la tassazione degli investimenti in Italia e spero che questo non ti scoraggi ad intraprendere comunque il percorso da investitore.

Se hai qualche altra domanda non esitare a chiedermelo sulla mia pagina Instagram, @thedailybond_ , e se vuoi sapere di più su un determinato aspetto della tassazione fammelo sapere, così scriverò un altro articolo a riguardo.

The Daily Bond

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